Ancora focus sulla decisione di bank of japan
Prosegue la riapertura cinese ma preoccupa la situazione sanitaria
Le criticità del cap al prezzo del gas
Le implicazioni della decisione di Bank of Japan
Giornata di leggero risk-on ieri a Wall Street con rumour di una enorme opzione il cui hedging tenderebbe a tenere i prezzi ancorati intorno al livello di 3835 dell’indice S&P 500 per il momento per poi diventare gamma negativa su eventuali ribassi del mercato nei prossimi giorni.
Si parla ancora molto dell’inaspettato cambio nella politica monetaria di Bank of Japan che ha alzato il cap sui rendimenti a 10 anni allo 0.50%. Questo ha scatenato speculazioni rispetto al fatto che possa essere la mossa iniziale di una normalizzazione da parte di Bank of Japan ora che l’inflazione, anche in Giappone, è salita ampiamente sopra il 2%.
Si tratta di un aspetto rilevante per gli equilibri globali perché il Giappone è un investitore di straordinaria importanza. Da solo detiene più di 1000 miliardi di Treasuries. Lo yen è la moneta di funding per una grande quantità di carry trades.
L’effetto di un rialzo interni porterebbe molti investitori giapponesi a ridurre gli acquisti di titoli di stato esteri e questo si è riflesso nell’ulteriore salita dei rendimenti globali nella giornata di ieri.
Una normalizzazione della politica monetaria riporterebbe lo yen anche al suo stato di safe heaven currency che è stato alterato quest’anno dal fatto che i tassi sono stati tenuti artificialmente bassi.
È ancora troppo presto per parlare di una normalizzazione anche perché si può dedurre molto poco dalla comunicazione di Bank of Japan che è ormai una delle poche banche centrali che sorprende gli investitori con decisioni inaspettate. Anche ieri, le informazioni che risultavano dal rapporto sul Commitment of Traders, davano un grande numero di posizioni speculative corte sullo yen e questo non ha fatto che amplificare la reazione alla decisione.
Una continuazione del processo sembra comunque abbastanza probabile soprattutto ora che Kuroda si avvia a terminare il suo mandato. È stato lui l’artefice della politica di tassi zero e acquisti di titoli che ha portato la banca centrale a detenere il 50% dei titoli di stato in circolazione (era l’11.5% nel 2013 quando Kuroda ha assunto la carica di governatore di BOJ) e quasi il 65% degli ETF.
Probabilmente vuole lasciare mettendo la firma sull’inizio della normalizzazione di una politica che sta diventando anacronistica e che lascia molti problemi aperti, tra cui quello delle disfunzioni sul mercato dei titoli di stato che praticamente non riesce più a trattare visto che BOJ possiede in molti casi la fetta più grande di molte emissioni.
Si può dire che la decisione di BOJ ha anche praticamente certificato la fine della surreale esperienza di tassi d’interesse negativi a livello globale. Ieri anche il rendimento dei titoli di stato giapponesi a due anni è salito sopra lo zero
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Riapertura cinese tra ottimismo e preoccupazione
Ancora interrogativi intanto per quanto riguarda la riapertura cinese. Ieri il governo ha deciso di cambiare la metodologia con cui si contano le morti per Covid considerando solo i pazienti che muoiono per problemi respiratori e non quelli che muoiono da positivi ma per altri tipi di problemi. Questo, insieme alla riduzione del numero di test, fornisce numeri più contenuti rispetto alla reale situazione delle infezioni.
La riapertura cinese non sarà certo un evento bensì un processo pieno di stop and go di cui percepiamo evidenze scarse e spesso distorte. Nel complesso, però, dovrebbe rivelarsi alla fine uno sviluppo positivo per l’economia cinese e globale.
Le criticità del cap al gas
Ieri è arrivato l’accordo tra i partners europei sul cap al gas ad un livello più basso. Questo rappresenta uno sviluppo positivo ma rimangono troppi interrogativi aperti.
In particolare, manca l'indicazione di come si garantiscono gli approvvigionamenti in caso di attivazione del cap. Se fosse stato attivato questa estate ora saremmo probabilmente al freddo. In realtà un meccanismo è previsto ma questo prevede che il cap sia sospeso nel caso in cui metta in pericolo la sicurezza degli approvvigionamenti, conseguenza ovvia dell'applicazione del cap. Questo rischia implicitamente di non renderlo mai applicabile.
Vi sono però fortunatamente notizie positive sul fronte meteorologico in quanto si prevede un ritorno di una condizione di clima mite. In questo momento questo ha una importanza fondamentale per l’Europa per contenere i consumi. Uscire indenni da questo inverno implica infatti, più che un cap ai prezzi che è di difficile applicazione, una sorta di cap ai consumi che non si vuole imporre per motivi economici e di consenso politico. E’ possibile tuttavia che comportamenti personali volontariamente volti al risparmio e un clima mite facciano parte del lavoro
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