Aspettando il "giorno della liberazione degli Stati Uniti"
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Donald Trump ha dichiarato che il 2 aprile sarà il “Liberation Day”, il giorno della liberazione statunitense. Si tratta della data in cui saranno annunciate le tariffe sul commercio internazionale che riporteranno al paese “soldi e rispetto”. I mercati stanno vivendo questa attesa in un’atmosfera di sospensione.
L’incertezza non ha fino ad ora giovato molto ai mercati azionari. Ne hanno sofferto soprattutto quelli statunitensi, su cui tutti puntavano a inizio anno. Al contrario, gli indici europei hanno beneficiato del fatto che la Germania abbia messo da parte il tetto al debito per intraprendere un imponente programma di stimoli fiscali, cosa che ha anche risollevato l’euro.
L'incertezza sulle tariffe, insieme ai tagli ai dipendenti pubblici negli Stati Uniti, rende difficile la pianificazione degli investimenti per le imprese e deprime la fiducia dei consumatori, impattando negativamente sui consumi.
Finora, la discesa degli indici si è tradotta solo in valutazioni più attraenti per le azioni statunitensi, ma c’è il timore che, l’incertezza economica possa filtrare nei bilanci delle società e tradursi in un calo delle aspettative di utili producendo verosimilmente cali più significativi dei listini azionari. È quindi cruciale che questa fase non si protragga troppo a lungo.
L’amministrazione Trump ha mostrato di considerare questa fase come un passaggio necessario e non è apparsa più di tanto preoccupata del calo del mercato azionario. Tutti conoscevamo i punti principali del secondo mandato di Trump: tariffe, tagli alla spesa, deregolamentazione, tagli alle tassi.
Il timing dei provvedimenti è però importante. In teoria dovrebbero esserci tre fasi:
La prima, quella attuale, caratterizzata da tagli alla spesa pubblica e incertezza sulle tariffe, con un'economia in rallentamento e un'inflazione sotto controllo.
La fase di implementazione delle tariffe, quella in cui ci apprestiamo a entrare, che potrebbe portare a un ulteriore rallentamento dell'economia e a un aumento dell'inflazione. Secondo l’amministrazione Trump lo scalino che si produrrà nell’inflazione con l’entrata in vigore delle tariffe dovrebbe rappresentare un effetto one-off, cioè un aumento temporaneo che non diventa fonte strutturale di inflazione. In genere si associa ad un rafforzamento del cambio che sterilizza in parte l’effetto inflazionistico delle tariffe stesse (grazie al miglioramento della bilancia commerciale che fa scendere la domanda di valuta estera). Nel caso attuale appare però coincidere con un indebolimento del dollaro, quindi l’effetto potrebbe essere amplificato.
La terza fase è quella del taglio della tassazione e piena implementazione delle deregolamentazioni, che dovrebbe stimolare la crescita economica e aumentare la fiducia di imprese, consumatori e investitori. Il Segretario al Tesoro Bessent ha detto che questa fase dovrebbe cominciare dopo 6-12 mesi, quindi verso l'estate.
Per ritornare a salire gli indici statunitensi hanno quindi bisogno, in primo luogo, di una riduzione dell’incertezza. Una definizione certa delle tariffe il 2 aprile potrebbe essere un primo passo positivo. Il mercato prezza tariffe medie del 10-15%. Ovviamente, per produrre un effetto positivo sui mercati azionari, le tariffe, oltre che certe, non dovrebbero essere molto superiori a questi livelli.
Infine, è necessario che si cominci al più presto a parlare di provvedimenti pro-crescita, come il taglio delle tasse, archiviando l’incertezza e il freno alla crescita prodotto da tariffe e tagli alla spesa.
Per chi è interessato a discutere teoria macroeconomica con particolare riferimento ai temi più attuali ricordiamo il nostro webinar di giovedì prossimo.
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Buona giornata da Cube 🍀🍀