Buongiorno
Il ritiro di Biden
La notizia esplosiva del fine settimana è stata quella del ritiro di Biden. Alla fine il presidente ha dovuto cedere alle pressioni del suo partito.
Lo stesso Biden ha dato il suo endorsement a Kamala Harris per prendere il suo posto.
L’annuncio arriva alla fine di una settimana di ritracciamento per gli indici azionari in cui è continuata la rotazione dalla tecnologia sui settori che erano rimasti più indietro, small cap in particolare. Nel grafico l’andamento dell’indice S&P 500 della scorsa settimana.
Come hanno reagito i mercati?
Sostanzialmente sono rimasti invariati, se non leggermente al rialzo.
È però interessante guardare che cosa è successo al bitcoin, l’unico mercato aperto al momento dell’annuncio. La prima reazione dopo il post di Biden è stata quella di un ribasso di circa il 2%: visto che, in questo momento, è Trump il candidato considerato più pro-bitcoin, e il ritiro del Presidente in carica potrebbe riaprire la partita rispetto all’esito ormai scontato di una vittoria di Trump contro Biden.
Una volta arrivato l’endorsement a Kamala Harris il bitcoin ha però ripreso la sua salita. In questo momento la Harris non è data vincente in quanto poco popolare tra l’elettorato.
L’endorsement a Kamala Harris era necessario?
In realtà si tratta della scelta più naturale per Biden. Tra l’altro Kamala Harris ha diritto ad accedere ai 240 milioni di dollari che erano stati già raccolti per la campagna. Un altro candidato non avrebbe accesso a questi fondi e non è facile raccogliere così tanto nei 107 giorni rimasti.
La scelta del Presidente non è però vincolante. Il partito potrebbe anche contestarla e scegliere qualcun altro. La Convention democratica si terrà dal 19 al 22 agosto a Chicago. È in questa sede che i delegati devono ufficialmente nominare il candidato alla presidenza.
Come ha preso Biden gli inviti a farsi da parte?
Probabilmente, al di là dei toni istituzionali della comunicazione di ieri, il Presidente Biden non ha preso molto bene le pressioni ricevute dai leader del partito a farsi da parte. Si tratta di quegli stessi esponenti dem che nel 2016 gli preferirono Hillary Clinton nella sfida poi persa contro Trump, affronto che Biden non ha mai digerito.
La stessa scelta di Kamala Harris, mira probabilmente a rendere la strada più difficile al partito che stava valutando altri nomi e che non ama granché la Harris.
La comunicazione del ritiro è avvenuta su X. La società di Musk ne ha fatto un motivo di vanto in quanto ha pubblicato la notizia prima di tutti gli altri network nazionali. È abbastanza singolare che Biden abbia voluto favorire Musk che ha appena annunciato 45 milioni di finanziamenti al mese ai repubblicani rispetto invece a testate più amiche. Anche questo, forse, rappresenta plasticamente un Presidente molto contrariato con il suo partito.
Cosa significa il ritiro per la campagna di Trump?
Per il momento non significa molto stando ai sondaggi vista la popolarità guadagnata dopo l’attentato.
Il problema per Trump è che ha vinto sulla carta troppo presto. Tre mesi sono estremamente lunghi e da questa situazione di vantaggio può avere solo da perdere.
È verosimile che il cambio del candidato dem innervosisca chi gestisce la campagna di Trump in quanto introduce una certa alea di incertezza. Un nuovo candidato può mutare l’orientamento del voto che nel confronto con Biden sembrava invece abbastanza scontato.
La Cina abbassa i tassi
In Cina, la banca centrale ha abbassato i tassi 10 basis points portando il tasso sui reverse repo a una settimana all’1.7% con l’intento di stimolare l’economia dopo i dati deboli sul GDP della scorsa settimana.
È probabile però che l’impatto sull’attività economica di questa riduzione dei tassi sia piuttosto limitato. Non sono venute invece grandi novità dalla riunione del partito comunista che doveva stabilire le nuove politiche economiche. Le direttive sono quelle di una maggiore supporto finanziario alle autorità locali oltre alla continuazione del focus su manifattura e tecnologia.
Per quanto riguarda i dati, questa settimana vedrà la pubblicazione dei PMI europei e dell’inflazione PCE e del GDP statunitense.