Buongiorno,
Mercati: S&P 500 +0.58%, Nasdaq 100 +0.61%, Russell 2000 +0.41%, Euro Stoxx 50 -0.15%, China CSI 300 -0.07%, US10y 4.16% (-7), Eurusd 1.1380, Vix 24.17
Chi paga davvero le tariffe?
● Ieri è andato in onda uno scontro senza precedenti tra la Casa Bianca e Amazon.
Durante la conferenza stampa insieme a Bessent, la portavoce di Trump Karoline Leavitt ha definito l’intenzione di Amazon di mostrare l’impatto dei dazi accanto al prezzo dei prodotti come un “atto ostile e politico”, che favorisce la propaganda di Pechino.
● L’azienda ha precisato che questa opzione era stata valutata solo per il sito Haul, la piattaforma low cost lanciata da Amazon per competere con Temu e Shein, non per il sito principale e comunque non era stata ancora approvata.
● Sembra ci sia stata anche una telefonata tra Trump e Bezos, in cui l’imprenditore avrebbe rassicurato il Presidente.
● Questa vicenda mette però in evidenza un aspetto importante: chi paga veramente le tariffe?
● L’assunzione che sia il paese esportatore a pagarle è troppo semplicistica e non corrisponde alla realtà.
● L’obbligo legale di pagare la tariffa nel momento in cui la merce entra nel paese è dell’importatore. Il costo economico è però generalmente condiviso tra il consumatore e tutti gli attori che compongono la supply chain.
● Il dazio pagato dall’importatore potrebbe semplicemente essere aggiunto al prezzo di vendita del prodotto ma, soprattutto in presenza di un’imposizione molto elevata come quella ora in vigore sui prodotti cinesi, il prezzo potrebbe salire troppo e i consumatori deciderebbero semplicemente di non acquistare il bene. In questo caso, ci potrebbero essere pressioni sull’esportatore per abbassare i prezzi di vendita.
● Se si tratta di una materia prima o di un componente che entra in un processo produttivo, potrebbe essere l’azienda del paese importatore che utilizza il bene a dover comprimere i suoi margini per non scaricare tutti gli aumenti dei costi sui consumatori.
● In altri casi potrebbero essere distributori o retailers ad assorbire almeno in parte l’impatto delle tariffe con effetti negativi sulla loro marginalità e, potenzialmente, sull’occupazione.
● Non è quindi facile prevedere chi pagherà le tariffe: dipende dalla struttura competitiva del mercato e dalla forza negoziale delle parti in causa. Certamente però non tutto il costo ricade sul paese esportatore.
● Un altro aspetto rilevante è quello relativo al cambio. Generalmente l’imposizione di tariffe all’importazione migliora la bilancia commerciale e la riduzione della domanda di valuta estera che ne consegue fa apprezzare il cambio del paese importatore. Questo rende i prodotti esteri meno cari in termini di valuta locale e compensa, almeno in parte, l’effetto delle tariffe. È quello che è successo nel corso del primo mandato di Trump ma che non sta succedendo in questa fase, in cui l’indebolimento del dollaro si va a sommare all’effetto dell’aumento dell’imposizione.
La prima stima del PIL statunitense
● Oggi verrà pubblicata una attesissima stima del PIL statunitense del primo trimestre. I dati sulla bilancia commerciale USA usciti ieri mostrano un ulteriore allargamento del deficit a causa dell’aumento delle importazioni per anticipare l’imposizione delle tariffe. Si tratta di una componente negativa del PIL, che era stata giustamente anticipata dalla FED di Atlanta che ieri ha aggiornato la sua stima a -2,7% e a -1,5% se si escludono le importazioni di oro.
In uscita oggi anche le trimestrali di Microsoft, Meta e Qualcomm.
Questi contenuti sono di esclusiva proprietà di Ippoliti@Partners, P.I. 02790860429 e sono intesi per USO PERSONALE. Non è consentito di riprodurre, distribuire, modificare, pubblicare tali contenuti se non in seguito ad esplicita autorizzazione dell’autore.
I contenuti di queste note e le opinioni espresse non devono in nessun caso essere considerati come un invito all’investimento. Le analisi non costituiscono mai una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di qualsivoglia strumento finanziario.
Queste note hanno per oggetto analisi finanziarie e ricerca in materia di investimento. Qualora vengano espresse delle raccomandazioni, queste hanno carattere generale, sono rivolte ad un pubblico indistinto e mancano dell’elemento della personalizzazione.
Sebbene frutto di approfondite analisi, le informazioni contenute in queste note possono contenere errori. Gli autori non possono in nessun caso essere ritenuti responsabili per eventuali scelte effettuate dai lettori sulla base di tali informazioni erronee. Chi decide di porre in essere una qualsiasi operazione finanziaria sulla base delle informazioni contenute nel sito lo fa assumendone la totale responsabilità.