Settimana shock negli Stati Uniti dove improvvisamente salta una importante istituzione finanziaria
Si tratta del secondo fallimento bancario più grande di sempre dopo Washington Mutual nel 2008
Questo riduce le probabilità di un rialzo di 50 basis points da parte della FED che potrebbe minare ulteriormente la stabilità finanziaria
Quella che doveva essere una settimana tutta incentrata sui dati del mercato del lavoro statunitense ha visto invece irrompere prepotentemente sulla scena i timori per una nuova crisi del settore finanziario.
Tutto si è originato dal collasso di Silvergate, il cui core business era offrire servizi bancari alle piattaforme di criptovalute come Coinbase e FTX per esempio. Alla fine del settembre scorso Silvergate deteneva circa 12 miliardi di dollari di depositi collegati al business cripto. Questi fondi erano stati investiti non in titoli di stato a breve ma in Treasuries più a lungo termine, mortgage backed securities, municipal bonds e real estate loans. Poi è arrivato lo scandalo FTX e molti investitori chiuso i propri conti per i timori di contagio.
Molti di questi conti erano depositati a Silvergate che ha quindi vissuto una emorragia di depositi. Per far fronte alle richieste di fondi la banca ha dovuto liquidare il suo portafoglio titoli. Il rialzo dei rendimenti dell’ultimo periodo aveva determinato una significativa discesa del valore di questi titoli la cui vendita ha comportato una perdita di circa 880 milioni di dollari. Queste perdite hanno determinato la cessazione dell’attività della banca e la sua messa in liquidazione.
La pressione si è poi spostata su Silicon Valley Bank (SVB), che è invece la banca delle start up della Silicon Valley alle quali offriva servizi bancari quali depositi, prestiti, cash management, ecc. L’esplosione dei finanziamenti da parte delle società di venture capital nel 2020 e 2021 aveva inondato queste società di cash che era detenuto in depositi, spesso presso SVB.
L’abbondanza di cash per queste start up, che in genere bruciano cassa, si è andata riducendo nel corso dell’ultimo anno per il coincidere di alcuni fattori quali la riduzione delle valutazioni, il calo delle IPO e un ridotto flusso di finanziamenti da parte delle società di venture capital. Questo ha comportato una riduzione dei depositi a fronte della quale anche SVB ha dovuto liquidare il suo portafoglio titoli incorrendo in perdite rilevanti stimate nell’ordine di 1.8 miliardi di dollari.
La banca ha tentato un aumento di capitale da 2.25 miliardi di dollari che però non è andato in porto. Si è tentata anche una vendita in extremis che però è anch’essa abortita e il regolatore ha quindi ordinato la chiusura della banca. I depositi assicurati, quelli sotto i 250 mila dollari, sono stati garantiti dalla Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC). Il problema è che, attraendo soprattutto depositi dai corporates, la gran parte di questi (oltre il 90%) è sopra la soglia dei 250 mila dollari. In questo momento si stima che questo tipo di depositanti possa recuperare circa il 70/80%.
Si tratta del secondo fallimento bancario più grande di sempre negli USA dopo Washington Mutual nel 2008. A fine 2022 SVB aveva 209 miliardi di dollari di asset ed era la sedicesima banca del paese.
Tutte le altre banche regionali statunitensi come PacWest Bancorp, Western Alliance Bancorp, First Republic Bank e Signature Bank sono state affette dalla stessa dinamica e le azioni hanno subito perdite importanti. A fronte della fuga dei depositi si teme che siano costrette a liquidare in perdita le loro attività.
Quale può essere l’impatto sistemico di queste vicende? Ci troviamo di fronte ad un nuovo 2008?