Buongiorno,
Mercati: S&P 500 +0.82%, Nasdaq 100 +1.85%, Russell 2000 +0.48%, Euro Stoxx 50 +0.15%, China CSI 300 +0.71%, US10y 4.29% (+6), Eurusd 1.0500, Vix 13.58
Inflazione USA in linea con le attese
● Ieri è stato il giorno dell’inflazione statunitense.
Il quadro è questo. L’inflazione è uscita in linea con le attese, il che consente alla FED di procedere con un altro taglio da 25 basis points il 18 dicembre. Una buona notizia per i mercati che cominciavano un po’ a temere un dato sopra le attese.
● Non si tratta però di valori che indicano un imminente ritorno verso l’obiettivo del 2%. L’headline inflation è uscita al 2.7% anno su anno, in salita dal 2.6% del mese scorso. La core inflation è uscita al 3.3% per il terzo mese consecutivo. Si tratta quindi di un’inflazione che da questi livelli stenta a scendere anche se buone notizie sono arrivate dalla componente shelter che é salita nel mese solo dello 0.2%, il minimo degli ultimi 3 anni.
● Tutto sembra in linea con la posizione di Powell: la FED intende tagliare ma non ha fretta, vista anche la forza dell’economia e, aggiungerei, dei mercati azionari.
● Tutto sommato, è stato comunque un dato tranquillizzante che ha acceso un altro rally del Nasdaq con nomi come Tesla e Google di nuovo in rialzo di oltre il 6%. Tesla si è riportata oltre i massimi di sempre, dopo l’importante correzione del 2022 che l’aveva portata a perdere oltre il 70%.
● La ritrovata forza delle Mag 7 è un po’ il tema di questi giorni, dopo che il post-elezioni aveva invece visto una netta sovraperformance delle small cap.
Si riunisce la BCE
● Oggi si riunisce la BCE. Non ci sono particolari incertezze riguardo alla decisione. Si opterà con molta probabilità per un altro taglio da 25 basis points. L’inflazione dei servizi è ancora elevata ma lo stato dell’economia consiglia un altro taglio.
● In mattinata Macron dovrebbe scegliere un nuovo primo ministro. Anche per lui non sarà facile lavorare vista la divisione all’interno del Parlamento. I toni relativamente concilianti di Marine Le Pen hanno comunque per ora tranquillizzato i mercati. Nel frattempo, la macchina amministrativa francese funzionerà grazie ad una legislazione di emergenza che utilizza la stessa imposizione fiscale del 2024 e tiene le spese al minimo indispensabile. Anche questa è un’incognita perché questo meccanismo non è mai stato utilizzato nella sua attuale versione.
La Cina verso un deprezzamento controllato del cambio?
● Ieri un report di Reuters ha indicato come la Cina potrebbe mirare a deprezzare lo yuan per controbilanciare, almeno in parte, l’effetto delle tariffe statunitensi. Si tratta di affermazioni che rischiano di far imbestialire “tariff man” Trump.
● In effetti, la guerra commerciale, che per ora si gioca sulle tariffe, rischia anche di trasformarsi in una guerra sui cambi. Per la Cina, che si trova sull’orlo di una deflazione, deprezzare il cambio potrebbe anche significare risollevare l’inflazione, mantenendo però un occhio ad evitare un deprezzamento disordinato per evitare fughe di capitali.
● Per gli Stati Uniti ha poco senso imporre tariffe e poi avere un dollaro straforte che favorisce un ulteriore aumento del disavanzo commerciale. È possibile quindi che la nuova amministrazione in futuro cerchi di indebolirlo.