Come nelle attese la FED alza i tassi dello 0.25% e si ferma
Nuovo crollo delle azioni delle banche regionali
Oggi tocca alla BCE
”One last for the road”
Il meeting della FED di ieri è andato esattamente come nelle attese con un nuovo rialzo di 25 basis points che, a questo punto, non sarebbe stato forse necessario ma che è servito per tener fede alla guidance che la FED aveva fornito subito prima dello scoppio della crisi bancaria. Il target range per i FED Funds è ora a 5-5.25%.
Gli indici hanno risposto con un iniziale rialzo per poi finire la giornata al ribasso. Vediamo che cosa è piaciuto e cosa non è piaciuto ai mercati.
Senz’altro gli investitori hanno giudicato in modo positivo la certificazione del fatto che questo è, almeno per ora, l’ultimo rialzo e ci si avvia ad una fase di “plateau” dei tassi. Dallo statement che ha accompagnato la decisione è stata espressamente rimossa la frase “some additional policy firming may be appropriate”. Tutto come nelle attese: da giorni si parlava di “one and done”, un ultimo rialzo e poi lo stop.
Non è piaciuto invece il fatto che il presidente Powell abbia dismesso la possibilità di ribassi dei tassi come prezzato dal mercato. Ma anche questo era abbastanza scontato a dir la verità. Dopo una campagna di rialzi da 500 basis points in pochi mesi difficilmente Powell avrebbe ammesso la necessità di invertire subito la rotta.
Dobbiamo aspettarci banche centrali che rimangono hawkish più a lungo di quello che sarebbe necessario. Dunque, la fase di plateau dei tassi potrebbe essere positiva per gli indici a patto naturalmente che lo stato dell’economia non si deteriori velocemente con banche centrali intestardite nel tenere i tassi alti.
Il ribasso del petrolio di ieri, che ha visto il prezzo del WTI portarsi in area 68 dollari, segnala che forse la preoccupazione si sta spostando sulla crescita (oltre a segnalare che tagli della produzione come l’ultimo operato dall’OPEC hanno effetti solo di breve periodo mentre nel medio-lungo periodo sono le forze della domanda e dell’offerta a guidare).
Per ora i dati economici sono piuttosto contrastanti con segnali evidenti di rallentamento ma con un mercato del lavoro e con consumi privati che rimangono molto forti.
Nuovo crollo delle banche regionali
Gli eventi più interessanti rispetto ad un meeting ed una conference call tutto sommato abbastanza scontati sono però successi dopo.
Solo pochi minuti dopo che Powell aveva definito il sistema bancario come “sound and resilient” si è registrato un nuovo rovinoso crollo delle banche regionali dopo che PacWest BanCorp ha annunciato di valutare opzioni per il suo futuro che comprendono una vendita o un aumento di capitale. A quanto sembra, inoltre, non vi sarebbero offerte per l’intera banca allo stato delle cose. PacWest è scesa del 58% (!!) nel trading after hour e tutte le altre banche regionali hanno fatto segnare pesanti ribassi.
Questo costituisce evidentemente un altro smacco alla credibilità della banca centrale che solo poco prima aveva escluso nuovi problemi per il settore bancario e fa apparire il nuovo rialzo ancora più inappropriato alla luce del credit tightening che la crisi del sistema delle banche regionali comporta.
Mostra anche che la via che si è scelta per i salvataggi tende a incentivare i crolli dei titoli delle banche regionali, come in una profezia che si autoavvera. Visto che nei casi precedenti, dopo il crollo delle azioni, le banche sono entrate sotto il controllo della FDIC e sono state poi cedute a condizioni molto favorevoli non vi è nessun incentivo da parte delle grandi banche a farsi avanti finché il valore delle azioni non è crollato a zero.
Da parte di azionisti e obbligazionisti delle banche regionali non vi è nessun incentivo a mantenere l’investimento visto che nel momento in cui le banche dovessero essere chiuse dalla FDIC e cedute o smembrate gli attuali investitori perderebbero tutto. Da qui le vendite indiscriminate su tutti i titoli.
Ancora una volta, il ribasso delle banche regionali si è tradotto in oro al rialzo oltre i 2040 dollari e dollaro al ribasso in area 1.1080 contro euro. Il ribasso del dollaro è significativo perché avviene nonostante il risk off dei mercati dopo Powell. Ci avviciniamo al target di 1.12-1.13 che avevamo individuato per questa fase di rialzo dell’eurusd. Nonostante Powell abbia dismesso la possibilità di un ribasso dei tassi, il mercato ne stima invece più di tre prima della fine del 2023 e la crisi delle banche non fa che rafforzare gli investitori nella propria convinzione.
Oggi è il giorno della BCE che alzerà di 25 basis points, anche se non mi sentirei di escludere un rialzo di 50 basis points. In ogni caso, nonostante un’economia non brillante, rimarrà hawkish ancora per qualche mese e questo dovrebbe sostenere l’euro.
Per quanto riguarda la direzione degli indici, il sell-off sulle banche regionali ha ieri spinto l’indice S&P 500 fino all’area 4060 prima di ritrovare compratori come è successo in tutti gli ultimi ribassi. Per il momento è probabile che si rimanga disordinatamente nel range 4000/4200.