Una Lagarde straordinariamente hawkish nel corso del meeting di ieri
Anche in caso di recessione la BCE continuerà nei rialzi
Si riattivano dinamiche ribassiste anche se il risk-off appare per il momento controllato
Christine Lagarde inaspettatamente hawkish
Abbastanza inaspettatamente, il market mover di questa settimana densa di eventi si è rivelato proprio la conference call di Christine Lagarde di ieri.
La presidente della BCE è stata estremamente hawkish. Sebbene il rialzo sia stato di 50 basis points piuttosto che di 75, Christine Lagarde ha detto che non si tratta assolutamente di un “pivot”, che ci saranno ancora rialzi ad un ritmo sostenuto e che i tassi si manterranno a livelli elevati. Wow!
Ha annunciato anche l’inizio del Quantitative Tightening a partire da marzo con riduzioni di 15 miliardi al mesi. Un ammontare piuttosto limitato quindi che va però a sommarsi ai rimborsi dei TLTRO. La BCE ha anche alzato le stime di inflazione che viene ora prevista addirittura al 6.3% per tutto il prossimo anno
.
L’economia viene vista invece crescere dello 0.5% nel 2023.
Christine Lagarde si è addirittura sbilanciata prevedendo ancora diversi rialzi consecutivi da 50 basis points. Ha detto che se la FED ha segnalato un probabile rallentamento nei rialzi questo non è necessariamente vero per la Banca Centrale Europea.
Si potrebbe obiettare che la FED ha fatto una sorta di frontloading dei rialzi con un’economia ancora forte invece la BCE diventa assolutamente hawkish proprio quando l’economia sta rallentando. Le nostre idee rispetto a quello che la BCE avrebbe dovuto fare prima non sono però rilevanti in questo momento. Quello che rileva è che probabilmente anche la BCE tenderà a tenere i tassi alti anche a fronte di una recessione.
Da qui in poi le decisioni delle banche centrali lasciano l’ambito l’esclusivo ambito economico-finanziario e diventano più politiche. Portare avanti politiche pesantemente restrittive in un contesto di recessione rischia infatti di scontrarsi molto presto con le istanze politiche e questi banchieri centrali, meno tecnici e più politici di alcuni loro predecessori, probabilmente ne sentiranno il peso.
Emergono divisioni all’interno dei board
Un altro aspetto che è emerso da questi meeting delle banche centrali è infatti la crescente divisione all’interno dei board. All’interno di Bank of England, a fronte della decisione di alzare di 50 basis points, vi sono stati due membri che hanno votato per lasciare invariato e uno che ha votato per un rialzo di 25 basis points. Aumenta quindi la dispersione delle opinioni.
Lo stesso tono risoluto di Christine Lagarde riguardo ai rialzi futuri è probabilmente figlio di un compromesso tra chi voleva 50 basis points di rialzo a questo meeting, che è stato accontentato con la dimensione del rialzo, e chi voleva un rialzo di 75 bp, che ha ottenuto una forward guidance aggressiva. Crescenti divisioni all’interno dei board probabilmente alla fine minano la risolutezza delle decisioni di restrizione.
Il fatto che la posizione della BCE fosse molto meno attesa è dimostrato dalla reazione del mercato dei titoli di stato i cui rendimenti sul 10 anni questa settimana sono saliti di 15 basis points in Germania, di 35 in Italia e sono scesi di 3 basis points negli Stati Uniti.
Apparentemente nuovo tentativo fallito di rompere la trendline ribassista
Una chiusura della settimana sotto 4000 punti da parte dell’indice S&P 500 segnerebbe un nuovo tentativo fallito di rottura della trendline discendente e il ritorno di dinamiche ribassiste. Probabile, inoltre un accentuarsi della sovraperformance della parte value su quella growth, soprattutto in Europa.
Non si può non notare comunque una certa sovraperformance del mercato rispetto a quello che avremmo previsto a fronte di posizioni così hawkish da parte dei banchieri centrali. Il ribasso avviene tra l’altro con VIX relativamente contenuto in area 22 e dollaro relativamente debole il che non denota una condizione di risk-off eccessivo.
Si tratta della madre di tutte le dissonanze tra mercato e investitori o forse, più semplicemente, si tratta di un mercato dove esiste comunque una grande quantità di liquidità in attesa di essere investita. Le condizioni potrebbero chiaramente cambiare in futuro in quanto le azioni delle banche centrali in questo momento sono volte a drenare liquidità ma comunque nelle situazioni attuali ci sono ancora compratori.
Per concludere un paio di considerazioni sulle dichiarazioni di ieri sulle view di consenso che sono presentate in questo momento da molte case d’investimento per il 2023. Alcune di quelle più gettonate sono che è tempo di acquistare bond e che il dollaro avrebbe performato meglio dell’euro. Le dichiarazioni di ieri rischiano di metterle in discussione entrambe ancora prima che il nuovo anno si apra.
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