Dati sotto le attese per quanto riguarda l’inflazione europea che è uscita al 9.2% anno su anno
Il mercato del lavoro statunitense si mantiene forte ma, a sorpresa, vede aumenti delle retribuzioni sotto le attese
Continua il reopening cinese che, insieme all’atteggiamento più pro-mercato delle autorità, sta favorendo un violento rialzo dell’azionario
Inflazione europea in rallentamento
La settimana appena trascorsa ha portato finalmente dati sull’inflazione europea sotto le attese. I livelli assoluti rimangono molto sopra l’obiettivo del 2% ma il rallentamento costituisce senz’altro una notizia positiva che ha contribuito alla continuazione della sovraperformance degli asset europei rispetto a quelli statunitensi.
L’inflazione europea è uscita al 9.2% anno su anno, contro attese di un aumento del 9.5%, soprattutto grazie ai rallentamenti registrati in Germania, Francia e Spagna. Il calo dei prezzi dell’1.2% registrato in Germania è il maggiore contributore al rallentamento della dinamica inflattiva europea. Parte del rallentamento è dovuto a sussidi governativi volti a contenere il costo delle bollette che andranno ad esaurirsi nei prossimi mesi ma, per quanto riguarda la parte energia, il calo dei prezzi di gas e petrolio potrebbero continuare a contenere l’inflazione nei prossimi mesi.
Nonostante questo, la BCE sembra seguire la via tracciata dalla FED con 5-6 mesi di ritardo, quindi dobbiamo aspettarci che rimanga convintamente hawkish per i prossimi 2-3 meeting e questo potrebbe portare ulteriori pressioni al rialzo sui tassi risk free europei che hanno invece visto una diminuzione in questo inizio 2023.
Il report sul mercato del lavoro statunitense
Appuntamento centrale della settimana è stato poi l’attesissimo report sul mercato del lavoro statunitense. Molti sono arrivati al dato estremamente prudenti o corti in quanto “rassegnati” al fatto che un altro rapporto forte avrebbe definitivamente spinto gli indici a rompere al ribasso il range recente.