Mercati al ribasso ma Powell non è così hawkish
La conferenza di Powell spinge i mercati al ribasso
La sostanza del messaggio non è però hawkish
Tornano i problemi sulle banche regionali
Maggior ribasso da settembre ma il messaggio della FED non è hawkish
La giornata della riunione della FED si è chiusa con il maggior ribasso degli indici da settembre. L’indice S&P 500 ha perso l’1,60% e il Nasdaq l’1,94%.
Il ribasso si è avuto quando Powell ha detto che un taglio a marzo non è lo scenario base in quanto la banca centrale ha bisogno di ulteriore evidenza riguardo al fatto che i miglioramenti degli ultimi sei mesi sul lato inflazione siano destinati a perdurare. Questo ha fatto scendere la probabilità di un taglio a marzo prezzata dai Fed Fund Futures al 35%.
In realtà la conferenza stampa non è stata così hawkish come la reazione del mercato potrebbe far sembrare.
In primo luogo, è stato rimosso il tightening bias. La possibilità di altri rialzi viene quindi definitivamente archiviata.
In secondo luogo, e questo è forse il dato più importante, Powell ha detto che non vede la crescita economica come un grosso ostacolo ai tagli. L’economia statunitense sembra infatti ancora abbastanza robusta. Fino allo scorso anno la FED, anche senza dichiararlo apertamente, riteneva che una recessione fosse un male necessario per riportare l’inflazione sotto controllo. Del resto, i cicli di ribassi precedenti si erano avuti sempre con un’economia in contrazione.
Ora invece si riconosce che i tassi potrebbero essere tagliati anche con un’economia forte se l’inflazione scende. Non si tratta di un atteggiamento hawkish.
Nel complesso possiamo dire che sia nelle trimestrali di Alphabet e Microsoft dell’altro giorno sia nelle dichiarazioni della FED di ieri non c’è nulla di particolarmente negativo. I ribassi nascono solo dal fatto che negli ultimi tre mesi è stato incorporato nei prezzi uno scenario eccessivamente positivo e ora si fa fatica a trovare nuove giustificazioni ad un ulteriore rialzo.
Da osservare con attenzione invece il settore delle banche regionali dove sembrano riemergere i problemi. Questo spiega probabilmente il ribasso dei rendimenti di ieri più che il meeting della FED. New York Community Bancorp è scesa del 38% dopo aver inaspettatamente annunciato una perdita e il taglio dei dividendi. L’indice delle banche regionali è sceso del 5.75%, la peggiore performance dal marzo scorso.
New York Community Bancorp aveva lo scorso anno acquistato parte degli asset di Signature Bank, una delle banche che erano collassate a marzo, affossate dalle perdite nei loro portafogli dovute al violento rialzo dei tassi. New York Community Bancorp aveva comprato 38 miliardi di dollari di asset. Tra questi asset vi sono 13 miliardi di prestiti che sono probabilmente quelli che ora si stanno deteriorando.
Questo deterioramento degli asset è naturalmente fonte di preoccupazione per il mercato perché ci sono circa 560 miliardi di scadenze di prestiti in commercial real estate entro il 2025. La pressione sulle banche regionali sembra quindi destinata a permanere.
Diventa forse anche più chiaro perché la FED nei giorni scorsi avesse, in modo molto irrituale, invitato le banche a finanziarsi alla discount window anche se non ne avevano bisogno per cancellare lo stigma che è tradizionalmente associato a questi prestiti di ultima istanza. Evidentemente la banca centrale era già a conoscenza di possibili nuovi problemi per le banche e voleva approntare una rete di protezione sdoganando il ricorso a questi prestiti di emergenza.