Morning call - 2 dicembre
Il report sul mercato del lavoro USA
Consumi statunitensi ancora forti
Ci si avvia ad un cap a 80 sul petrolio russo
Il report sul mercato del lavoro statunitense
Oggi è il giorno del report sul mercato del lavoro statunitense. Come sempre, in questo periodo, ci si avvia al rilascio dei dati economici con spasmodica attesa. Le attese sono per +200k non farm payrolls, 3.7% di disoccupazione,+4.6% hourly earnigs.
Come interpretare dati differenti dalle attese? Siamo probabilmente ancora in un contesto in cui bad news is good news. Un dato peggiore delle attese sarebbe dunque preferibile. L’impressione è però che stiamo arrivando al termine di questa fase e il discorso di Powell di mercoledì potrebbe in qualche modo rappresentare una fase di svolta. Il fatto che la FED abbia riportato in primo piano anche l’obiettivo massima occupazione potrebbe significare che la banca centrale si aspetta a questo punto che anche il mercato del lavoro cominci a risentire della restrizione.
I ribassi di azioni e obbligazioni sono iniziati come una sorta di “duration shock” e quindi ogni dato debole era salutato con favore in quanto poteva rallentare l’azione della FED per quanto riguarda i rialzi dei tassi. Questa fase si avvia a volgere al termine e trasformarsi in una sorta di “growth shock” in cui bad news economiche tornano ad essere interpretate come bad news.
Tra le due fasi non è improbabile vedere una fase di euforia nel momento in cui gli operatori vedono rallentare l’economia e ne considerano soprattutto l’effetto in termini di riduzione del ritmo o di fine dei rialzi. Potrebbe essere la fase in cui ci troviamo in questo momento.
Rialzi della disoccupazione torneranno quindi prima o poi a pesare. Un indicatore utile in passato è stato la rottura al rialzo da parte della disoccupazione della sua media a 12 mesi (in rosso nel grafico). Questo ha in genere anticipato molte delle recessioni precedenti. Naturalmente, non c’è bisogno di dire che, vista l’eccezionalità delle circostanze attuali e dell’andamento anomalo del tasso di disoccupazione durante la pandemia, anche questo indicatore va preso con le pinze.
Consumi ancora forti
I dati di ieri dagli Stati Uniti avevano mostrato ancora una notevole forza dei consumi con una crescita del consumer spending dello 0.8% (0.5% aggiustato per l’inflazione). Si tratta di un dato piuttosto singolare in quanto visto che molti si aspettano una recessione è strano che i consumi salgano così. Si potrebbe dire che i bilanci delle famiglie sono usciti solidi dal Covid e i consumatori stanno ancora attingendo a quanto accumulato. Il tasso di risparmio è ora sceso ai minimi dal 2005.
In ogni caso, dal punto di vista psicologico, è difficile giustificare un tale aumento dei consumi visto che tutti sanno che si sta andando verso un periodo difficile. La spiegazione potrebbe ritrovarsi nel fatto che le persone percepiscono che è ancora relativamente facile trovare un lavoro o potrebbe essere un altro aspetto socio-culturale indotto dai due anni di pandemia per cui le persone, indipendentemente dalle prospettive, vogliono continuare a godersi questo periodo in cui si è tornati ad una vita pressoché normale.
Questo complica un po’ la vita alla FED che vorrebbe invece rallentare i consumi. Dall’altra parte c’è da dire comunque che anche il PCE (la misura di inflazione che la FED guarda) è uscita ieri sotto le attese confermando le indicazioni provenienti dal CPI.
Il cap sul prezzo del petrolio russo
In Europa ci si avvia intanto ad un accordo sul price cap al petrolio russo a 60 dollari. All’accordo a questo punto si oppone solo la Polonia che vorrebbe un cap più basso.
Anche questo è un accordo solo parzialmente soddisfacente per l’Europa in quanto abbondantemente sopra il prezzo di produzione russo che si aggira sui 40 dollari e sopra anche al prezzo a cui la Russia sta vendendo il suo petrolio in questo momento. In parte, inoltre, visto che il cap è applicato negando i servizi di assicurazione e finanziamento alle navi che trasportano petrolio venduto sopra il cap, la misura potrebbe essere aggirata usando navi, assicurazioni e finanziamenti fuori dalla giurisdizione del G7 come avviene attualmente per il petrolio iraniano.