Morning call - 28 novembre
Arrivano notizie di disordini e proteste in Cina contro le misure anticovid
Si tratta ancora sul price cap
Il discorso - probabilmente hawkish- di Powell del 30 ottobre
Le proteste in Cina
L’attenzione è tutta per quanto sta succedendo in Cina che vede manifestazioni diffuse in molte città per il protrarsi delle misure anticovid. Le proteste sembrano essere esplose anche a causa della notizia di un incendio che ha ucciso alcune persone nella città di Xinjiang proprio perché le misure anticovid hanno ritardato i soccorsi.
Non vi è ancora stata una risposta ufficiale delle autorità anche se, a quanto sembra, sebbene vi sia un grande schieramento di polizia per contenere le proteste, non ci sono stati arresti di massa. Anche nei giorni scorsi si era detto che le autorità cercavano di comunicare con la popolazione attraverso Wechat e non in modo repressivo come negli altri lockdown. Evidentemente però non in tutte le province l’approccio è stato lostesso.
Il numero record di casi di questi giorni arriva proprio a ridosso del rilascio di una lista di 20 punti volta proprio ad allentare la politica di tolleranza zero che aveva fatto sperare in una riapertura.
Da parte cinese vi è stata l’accusa ai paesi esteri di fomentare in qualche modo le proteste. Certo per l’occidente una instabilità interna cinese sarebbe un aspetto inaspettato e forse non del tutto sgradito ma è presto per ipotizzare scenari del genere.
Non bisogna neanche pensare che la maggioranza dei cinesi sia per l’abbandono delle misure anticovid. Si hanno anche notizie di gruppi di persone che protestavano per l’allentamento delle misure. L’approccio verso il pericolo epidemia è diverso culturalmente da quello occidentale. Per esempio, l’uso delle mascherine era già molto diffuso prima del covid nei paesi asiatici in parte contro lo smog, in parte dopo l’epidemia di Sars nel 2003.
Quindi lo scenario più probabile è quello di proteste ulteriori che però non mettono in discussione la leadership di Xi e misure tutto sommato meno severe di quelle dei precedenti lockdown. Oggi i reopening stocks, come i titoli del turismo, per esempio, sono saliti in Cina. L’impressione è infatti quella che il governo continuerà a difendere pubblicamente la sua politica di tolleranza zero ma, a fronte delle proteste e del numero record di casi, non potrà che allentare le misure. Come sempre, comunque, non è semplice decifrare la portata e le possibili conseguenze delle notizie che arrivano dalla Cina.
La reazione dei mercati
L’indice Hang Seng è sceso fino a -4% questa notte prima di recuperare e chiudere a -2%. Ma, come sempre, le notizie delle chiusure cinesi pesano soprattutto sulle commodities di cui la Cina è un importante consumatore. Il petrolio questa mattina è in ulteriore ribasso del 2.5%. Si trova ora ai livelli più bassi dal 2021 e oltre 25 dollari sotto il livello al quale si trovava al momento dell’invasione dell’Ucraina.
Oltre alla situazione in Cina vi è la notizia che è stato concesso un permesso alla Chevron per riprendere la produzione in Venezuela dopo che le sanzioni avevano fermato l’attività tre anni fa.
Il price cap europeo
Dal 5 dicembre l’Europa dovrebbe vietare ogni importazione di petrolio russo e negare i servizi di trasporto, assicurazione e finanziamento per un periodo di 90 giorni a tutte le navi che trasportano petrolio a un prezzo sopra il cap. A partire dal 5 febbraio le stesse sanzioni dovrebbero estendersi ai prodotti raffinati.
L’Europa non è riuscita ancora a trovare un accordo sul cap al prezzo del petrolio russo dopo una proposta sul cap al prezzo del gas che è sembrata unanimemente inadeguata. Si è parlato di un cap nell’area 65-70 dollari ma quel livello è superiore a dove la Russia sta vendendo il suo petrolio oggi (il greggio russo viene scambiato più di 25 dollari sotto il brent). Il costo di produzione per la Russia è intorno ai 40 dollari quindi, anche se il cap funzionasse, questo permetterebbe ancora ampi profitti a Mosca
.
Il discorso di Powell del 30 novembre
Per quanto riguarda la politica monetaria, l’appuntamento più atteso della settimana è quello con il discorso di Powell del 30 novembre. È abbastanza scontato che Powell sia hawkish in quanto non vuole ulteriori rialzi del mercato azionario che possano vanificare la restrizione delle condizioni finanziarie attuate fino a qui. Una restrizione delle condizioni finanziarie passa anche attraverso ribassi azionari e dollaro forte.
Quindi è ipotizzabile che tra oggi e mercoledì vi siano delle prese di profitto da parte degli investitori sull’attesa di un Powell molto falco. Visto però che le attese sono già per un discorso hawkish è possibile che la reazione negativa al discorso sia poi però minore rispetto a quella di Jackson Hole che aveva preso un po’ tutti di sorpresa per la risolutezza dei toni.
.