Morning call - 5 dicembre
Buongiorno e buona settimana,
Il reopening cinese
Parte il cap europeo al petrolio russo
Tassi reali in ribasso e oro sopra 1800 dollari
Nuove evidenze di reopening dell’economia cinese
La settimana si apre con una sessione asiatica positiva e dollaro al ribasso. Quest’ultima circostanza, nell’ultimo periodo, si è sempre associata a condizioni di risk-on.
La storia più rilevante è senz’altro la conferma di ulteriori passi sulla strada di un reopening cinese. L’Hang Seng guadagna il 3.6% e il CSI 300 cinese l’1.80%. Lo yuan offshore si è rafforzato fino a 6.94 contro dollaro, quasi il 6% sopra i minimi di pochi giorni fa.
Si hanno infatti nuove conferme riguardo alla rimozione di alcune misure anticovid quali ad esempio il test obbligatorio per accedere a mezzi di trasporto o locali pubblici. A questo si accompagna la corsa a vaccinare gli anziani e pesanti controlli per prevenire le proteste.
Tutto sommato , visto che una settimana fa eravamo qui a commentare proteste mai viste in Cina dopo Tienanmen, la rapidità con cui il governo cinese ha ascoltato la protesta rimuovendo alcune misure appare sorprendente.
È probabile che concorra il fatto che l’implementazione della politica di tolleranza zero con un numero così elevato di casi diventa impraticabile oltre che il riconoscimento che contenere crisi immobiliare e proteste insieme potrebbe infilare la Cina in una situazione socio-economica molto difficile da gestire.
Detto questo, non dobbiamo aspettarci una rimozione totale né una sconfessione dell’approccio adottato fino a qui. Sarà una sorta di stop and go in cui le misure potrebbero continuare ad essere utilizzate anche il chiave geopolitica in quanto incidono direttamente sul funzionamento delle catene produttive occidentali.
Il reopening trade cinese dovrebbe comunque continuare a sostenere gli indici della regione, su cui molti sono sottopesati, e anche le materie prime.
Cap europeo al petrolio russo a 60 dollari e produzione invariata dall’OPEC+
L’Europa ha intanto deciso un price cap sul petrolio russo a 60 dollari. Il livello appare abbondantemente sopra il prezzo di produzione russo (40 dollari) e sopra il livello al quale il greggio russo sta trattando in questo momento (intorno a 50 dollari). Nulla di particolarmente punitivo verso Mosca quindi ma comunque sotto quel livello di 70 dollari che si era ventilato nei giorni scorsi e che appariva assolutamente inadeguato. Da vedere la reazione ufficiale della Russia che ha ventilato l’ipotesi di non vendere a quei paesi che accettano il cap.
L’OPEC+ ieri ha deciso di lasciare invariata la produzione e si è riservato di guardare agli sviluppi di una situazione dominata da forze contrastanti quali la riapertura cinese e il cap europeo da una parte e il rallentamento dell’economia globale dall’altra.
Tassi reali al ribasso e oro sopra 1800 dollari
Il movimento più importante della scorsa settimana che ha sostenuto il rally degli indici è stato senz’altro il ribasso dei tassi reali statunitensi dopo il discorso di Powell per l’effetto combinato di ribassi dei rendimenti nominali e aumento delle aspettative di inflazione.
Ne ha beneficiato anche l’oro che questa mattina si trova sopra quota 1800 dollari. Si tratta comunque di un movimento che sostanzialmente riflette l’indebolimento del dollaro e che vede la quotazione contro euro invariata intorno a quota 1700.
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L’appuntamento di fondamentale importanza nei prossimi giorni è quello con il CPI statunitense del 13 dicembre. Non perché questo avrà impatti sulla decisione della FED che, a questo punto, a meno di grandi sorprese, dovrebbe orientarsi su un rialzo di 50bp, quanto piuttosto per l’effetto sui mercati che cercano una conferma al fatto che l’inflazione abbia effettivamente cominciato una parabola discendente.
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