Sell off a Wall Street in parte rientrato prima della chiusura
Motivazioni tecniche e una duplice interpretazione dei fondamentali rendono il mercato caotico
Inflazione ancora sostenuta in Giappone che potrebbe favorire una ulteriore normalizzazione
Sell off a Wall Street in parte rientrato prima della chiusura
Ieri è stata una giornata caotica a Wall Street a causa del convergere di motivazioni fondamentali e tecniche il cui effetto è stato amplificato dall’illiquidità di questi giorni.
Gli indici hanno cominciato a scendere a causa di dati su lavoro e consumi ancora forti e su una revisione al rialzo del GDP finale dello scorso trimestre dal 2.9% al 3.2%. Good news is bad news.
È poi arrivato l’indice dei leading indicators che è uscito invece molto debole. Si tratta di un indice composto da 10 indicatori il cui andamento tende a precedere quello dell’economia. L’andamento attuale sembrerebbe indicare una probabile recessione all’inizio del prossimo anno soprattutto a causa dell’effetto della politica restrittiva della banca centrale sul settore immobiliare.
Bad news is bad news questa volta, a conferma della grande confusione con cui i segnali provenienti dall’economia vengono interpretati. Probabilmente il vero dato rilevante in questo momento è l’inflazione e il resto è una sorta di rumore di fondo.
In ogni caso, si è alimentato un sell off violento che ha visto i semiconduttori sottoperformare anche a causa della revisione al ribasso delle previsioni da parte di Micron e dell’annuncio di un taglio del 10% della forza lavoro.
Hanno risentito dell’ondata di vendite le grandi megacap confermando una tendenza di quest’anno che vede gli indici equal weight sovraperformare quelli a capitalizzazione proprio a causa della sottoperformance dei grandi titoli. L’indice S&P 500 equal weight quest’anno perde il 12.2% mentre quello a capitalizzazione perde il 19%. Questo è un trend che potrebbe continuare nel prossimo anno e che potrebbe veder recuperare in termini relativi anche le small cap che trattano a multipli molto compressi nell’anticipazione di una recessione.
Si tratta di un mercato estremamente tecnico
Il sell-off si è comunque notevolmente ridimensionato prima della chiusura a seguito di un recupero che ha riportato l’indice S&P 500 in prossimità di 3830, livello al quale da alcuni giorni si dice vi sia una enorme struttura in opzioni che tende a costituire una sorta di magnete per i prezzi.
I movimenti degli indici sono infatti estremamente influenzati da motivazioni di natura tecnica che rendono difficile interpretarli. Anche il rapporto tra i volumi di put e quello di call è ai massimi di sempre. Tradizionalmente si tratta di uno straordinario contrarian indicator in quanto indica che il panico e la domanda di protezione per un ribasso stanno diventando eccessivi.
Anche questo indicatore in questo momento così particolare va comunque maneggiato con cura in quanto potrebbe essere falsato dal grande volume di trading su opzioni a breve scadenza. Sembra inoltre che vi siano anche grossi interessi in vendita di put. Il rapporto indica il volume relativo di put e call e si assume che le put tendano in maggior misura ad essere acquistate
.
Giornate di grande rumore, dunque, con una grande tendenza degli investitori a comprare sui massimi e vendere sui minimi.
Inflazione al 3.8% in Giappone. Un’ulteriore normalizzazione in vista?
La notizia più importante che ci lascia questa settimana è senza dubbio la revisione della banda di oscillazione consentita ai titoli di stato da parte della banca del Giappone per gli effetti che una normalizzazione della politica monetaria giapponese avrebbe sui mercati finanziari data l’enorme importanza degli investitori giapponesi sui flussi globali di capitali.
I dati sull’inflazione usciti questa notte hanno mostrato un’inflazione giapponese al 3.8%. Il dato è leggermente inferiore alle attese che indicavano un 3.9% ma comunque ampiamente sopra il target del 2% e comunque estremamente elevato per un paese che da anni si batte con la deflazione.
È quindi verosimile una ulteriore normalizzazione della politica monetaria all’inizio del prossimo anno in coincidenza dell’avvicendamento alla guida della banca del Giappone. Non sarà facile per la banca centrale giapponese ripristinare il funzionamento dei mercati finanziari domestici che sono stati completamente inariditi dall’effetto dei suoi acquisti massicci. Il rendimento del 10 anni non è neanche salito fino allo 0.50% ma è ora in area 0.40% a conferma di un mercato totalmente distorto che praticamente non tratta se non attraverso BOJ.
Per oggi attesa sui dati relativi a personal income e personal spending statunitensi, PCE deflator, ordini di beni durevoli e Michigan sentiment in una giornata che rischia di essere altrettanto erratica anche per il coincidere dell’expiry sulle opzioni.
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