Buongiorno,
Mercati: S&P 500 +0.67% (futures -2.70%), Nasdaq 100 +0.75% (futures -3.25%), Russell 2000 +1.65% (futures -4.20%), Euro Stoxx 50 -0.36% (futures -2%), China CSI 300 -0.52%, US10y 4.05% (-14), Eurusd 1.0940, Vix 21.50
● Ieri sera, dal Rose Garden della Casa Bianca, Trump ha annunciato le tariffe che sono risultate decisamente sopra le attese, innescando quella che probabilmente diventerà una guerra commerciale globale.
● Se guardiamo ai due maggiori partner commerciali, per la Cina sono state decise tariffe del 34% e per l’Europa del 20%. Le tariffe sulla Cina si sommano a quelle del 20% già introdotte in precedenza, portando il totale oltre il 50%.
● Da queste tariffe reciproche sono esclusi alcuni prodotti, quali rame, medicine, semiconduttori, oro, energia, oltre che acciaio, alluminio e auto, già soggetti ad altre tariffe decise in precedenza (per le auto è stato confermato il 25% di tariffe).
● Gli indici azionari, che avevano recuperato durante la sessione regolare, sono crollati dopo la chiusura. I futures sull’indice S&P 500 sono ora a -2.7% e il Nasdaq 100 a -3.25%. Ma ci sono altre reazioni del mercato che meritano di essere sottolineate.
● In primo luogo, non c’è stato quel bagno di sangue in Asia che ci si poteva aspettare; il CSI 300 cinese scende solo dello 0.50%.
● Perché? Probabilmente ci si aspetta che, a fronte di tariffe che, secondo stime di Bloomberg, potrebbero ridurre le esportazioni negli USA dell’80%, Pechino acceleri gli stimoli fiscali all’economia.
● Fa peggio il Giappone che scende del 3% ma lo yen si rafforza dell’1.3%. Soffrono soprattutto le banche, il cui indice scende dell'8%, poiché si ritiene che la decisione statunitense potrebbe rallentare i rialzi dei tassi da parte della Bank of Japan.
● Sono molto penalizzate le azioni delle società che hanno le catene produttive nei paesi colpiti dalle tariffe più alte. Apple perde il 7%; così come Nike. Oltre a vedere salire i costi di produzione, per queste società la Cina rappresenta anche un importante mercato di sbocco, ed è probabile che Pechino risponda con delle contromisure che danneggiano le vendite.
● Un’altra reazione certamente da sottolineare è quella del dollaro. L’eurusd questa mattina apre a 1.0940. Ieri aveva toccato 1.0780. Questo tipo di tariffe avrebbe dovuto rafforzare decisamente il dollaro attraverso il miglioramento della bilancia commerciale che ne deriva; invece è successo il contrario.
● Il mercato ritiene evidentemente che una guerra commerciale possa provocare un aumento delle probabilità di recessione negli USA e che questo possa comprimere i tassi statunitensi. Il 10 anni Treasury è sceso a 4.05%. Una diminuzione del differenziale dei tassi è favorevole all’euro.
● Oltre a questo, si percepisce che gli Stati Uniti sono in qualche modo disposti a forzare la 'rule of law' internazionale e questo non aiuta certo il mantenimento dello status di safe haven e di valuta di riserva del dollaro.
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