Sotto la superficie degli indici
Buongiorno,
I media finanziari riportano ogni giorno l’andamento degli indici azionari.
La sola variazione dell’indice ci dice però poco di quello che avviene sotto la superficie. Due giorni con la stessa variazione dell’indice generale possono per nascondere una psicologia degli investitori molto diversa.
Che cosa guardare quindi oltre alla variazione dell’indice?
Un aspetto degno di attenzione è l’andamento relativo delle azioni value rispetto a quelle growth.
Sono definite value quelle azioni che trattano a buon mercato rispetto ad un valore ritenuto giusto in termini di fondamentali. Le azioni growth sono invece quelle che scontano tassi di crescita elevati in termini di fatturato e utili e sono generalmente più care della media del mercato.
In genere l’andamento relativo di value e growth ha a che fare con l’andamento dei tassi. I titoli growth, scontano cash flows lontani nel tempo e per questo tendono ad essere più sensibili al tasso al quale questi cash flows sono scontati ad oggi. Beneficiano quindi di ribassi dei tassi, e viceversa.
Al contrario, alcuni settori che hanno più peso tra il value, come i finanziari, fanno meglio quando i tassi salgono in quanto i margini delle banche sono più alti con tassi elevati, e viceversa. Altri settori value, come l’energia, fanno bene quando l’economia è forte, e questo coincide in genere con tassi al rialzo, e viceversa.
Non sono solo i tassi però ad influenzare la performance relativa di value e growth. Per esempio, nell’ultimo periodo, la vicenda AI ha trainato i tecnologici, tipicamente un settore growth, anche in un contesto di crescita dei tassi.
I settori value fanno meglio quando l'economia riparte, i settori growth quando l'economia rallenta, e la relazione con i tassi è coerente con questo. Quando la crescita non c'è gli investitori se la vanno a cercare nei titoli growth, gli unici che presumibilmente sono capaci di garantirla nel lungo periodo, e viceversa.
Vi è poi l’andamento relativo dei diversi settori. Solitamente si distingue tra settori ciclici e settori non ciclici, o difensivi. I primi sono quelli la cui performance è legata al ciclo economico. I secondi sono quelli che non sono influenzati più di tanto dall’andamento dell’economia.
Facciamo un esempio. I miei acquisti di acqua saranno molto poco influenzati da come va l’economia. In condizioni di espansione o di recessione tenderò a consumarne sempre più o meno la stessa quantità necessaria per vivere, sia che io riceva un aumento di stipendio o che sia licenziato dal mio lavoro. È quindi un consumo piuttosto stabile durante tutte le fasi del ciclo economico. In termini tecnici si definisce non discrezionale.
Prendiamo invece consumi che vengono definiti discrezionali, come per esempio un viaggio o l’acquisto di un’automobile. Sono spese che faccio se ho i soldi, altrimenti cerco di posticiparle. Posso aspettarmi che questo tipo di spese siano molto più influenzate dal ciclo economico. Se tutto va bene le persone si impegnano in questi tipi di acquisti ma se l’economia rallenta e magari molti si ritrovano senza lavoro o comunque in condizioni di precarietà, questo tipo di consumi rallenta.
Quando gli investitori sono ottimisti rispetto alla crescita economica futura mi aspetterò quindi che i settori legati ai consumi discrezionali sovraperformino quelli legati ai consumi non discrezionali (cibo, acqua, sigarette, ecc.), e viceversa.
Altri settori che fanno bene quando l’economia cresce sono per esempio gli industriali, in quanto aumenta la produzione di beni.
Un tempo i trasporti erano considerati un segnale anticipatore rispetto ad un aumento della produzione perché tutto quello che veniva prodotto avrebbe poi dovuto essere trasportato. Oggi la stessa funzione è svolta dai semiconduttori perché moltissimi prodotti hanno al loro interno un chip. Un asset che svolge la funzione di anticipatore viene in genere definito leading indicator.
In una fase avanzata dell’espansione economica faranno bene anche settori come energia e materiali. È questa la fase in cui le spinte inflattive sono più pronunciate. Nella prima fase della ripresa vengono infatti consumate le scorte mentre in una fase più avanzata i costi salgono proprio perché a causa della domanda salgono i prezzi degli input produttivi.
Oltre ai consumi non discrezionali ci sono altri settori considerati difensivi, cioè che fanno meglio degli altri quando le cose vanno male. Tra questi le utilities e l’healthcare che tendono ad avere fatturati più stabili durante il ciclo economico.
Tutti questi settori difensivi tendono a sovraperformare quando i tassi scendono, anche perché in condizioni “normali”, i tassi scendono (i bond salgono) quando il mercato azionario scende.
Questo è particolarmente vero per le utilities, a volte definite bond proxies
, in quanto il loro comportamento è molto simile a quello dei bond. In genere hanno alti livelli di debito, e per questo beneficiano di tassi al ribasso. Inoltre, con tassi bassi, gli investitori tendono a preferire titoli come le utilities che pagano generosi e questo ne aumenta la domanda.
Quello che c’è sotto la superficie di un indice ci dà quindi un’indicazione di quale è la psicologia degli investitori e di cosa si aspettano per il futuro. Sono sfumature che sfuggono alla semplice analisi dell’andamento dell’indice generale.
Vuoi approfondire queste tematiche? In questo corso approfondiamo come gli asset finanziari si comportano all'interno del ciclo economico, quali sono le indicazioni derivanti dai prezzi relativi e come la psicologia degli investitori impatta sull'andamento dei prezzi.
https://cubeinvestimenti.it/courses/asset-allocation-tattica/