Trump. Le tariffe. L'Europa
Buongiorno,
si è conclusa la prima settimana della seconda presidenza Trump.
Come nelle attese, sono stati emanati un gran numero di ordini esecutivi, che riprendono molti dei temi del programma del nuovo presidente, tranne quelli relativi alla riduzione delle tasse, che devono passare attraverso l’approvazione del Congresso.
Volendo fare un bilancio generale di questi primi provvedimenti, potremmo dire che la nuova amministrazione è stata:
meno aggressiva del previsto in tema di tariffe sulle importazioni
più proattiva di quanto ci si aspettasse nel promuovere la leadership tecnologica e industriale statunitense
È stato annunciato il progetto Stargate,· una joint venture che coinvolge Softbank, OpenAI, Oracle e altri partner tecnologici come Nvidia, Microsoft e ARM, che prevede un investimento totale di 500 miliardi di dollari per rafforzare le infrastrutture per l’intelligenza artificiale.
Alle imprese straniere che andranno a produrre negli Stati Uniti sono state promesse tasse al 15% e procedure autorizzative veloci.
Non sono invece ancora state decise le tariffe. Potrebbero arrivare questa settimana ma l’atteggiamento, specialmente con la Cina, è sembrato abbastanza dialogante.
Il Presidente è stato probabilmente ricondotto a più miti consigli su questo tema. L’imposizione di tariffe su beni importati non sposta automaticamente l’acquisto su beni di produzione domestica.
Lo stesso Bessent, nuovo Segretario al Tesoro, ha detto che il 10% di tariffe si traduce mediamente in un 4% di apprezzamento del dollaro e per il resto si distribuisce tra variazioni delle scelte di spesa e diminuzione dei prezzi da parte degli esportatori.
Tariffe elevate possono effettivamente proteggere alcuni settori particolarmente esposti alla concorrenza di produttori a buon mercato ma l’effetto di lungo periodo è soprattutto quello di un freno alla crescita globale.
Da notare come, nonostante questo ciclone che arriva dagli Stati Uniti, da inizio anno siano stati proprio gli indici europei a sovraperformare. L’indice Euro STOXX 600 è salito sui massimi di sempre, il DAX guadagna il 7,50% YTD.
Non bisogna dimenticare che provengono da una pesante sottoperformance lo scorso anno ma si hanno anche notizie di acquisti da parte degli investitori istituzionali, invogliati da valutazioni estremamente depresse rispetto a quelle dei titoli statunitensi.
In un certo senso, si ritiene che le politiche di Trump forzeranno la leadership europea a rivedere le proprie politiche. Non c’è spazio per politiche fiscali restrittive nel contesto attuale. Anche l’Europa, se non vuole rischiare una ulteriore marginalizzazione economica, deve imbarcarsi in aggressivi investimenti nei settori strategici e rivedere parte della regolamentazione che strangola il settore produttivo.
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