Un Powell ancora tenero spinge i mercati al rialzo
Nuovo intervento di Powell letto in modo di ancora dovish
Powell non smentisce la tesi che il processo di disinflazione sia cominciato
Cresce il focus sui prossimi dati su inflazione e mercato del lavoro
La giornata di ieri è stata nervosamente vissuta nell’aspettativa del nuovo intervento di Powell nel pomeriggio. Visto che la lettura della sua conference seguita al meeting della FED era stata dovish, si temeva che volesse correggere il tiro affossando i mercati.
Che cosa c’è stato di dovish nell’intervento di ieri?
Sostanzialmente Powell ha confermato che il processo di disinflazione è cominciato. Gli è stato fatto notare che, nel corso della conference seguita al meeting, aveva pronunciato la parola disinflazione 11 volte; avrebbe potuto aggiustare il tiro ma lui non ha sconfessato né ridimensionato la portata di quelle affermazioni.
Il processo di riduzione dell’inflazione, che comunque è ora ancora nelle fasi iniziali, è cominciato dal settore dei beni di consumo, quelli che hanno innescato l’inflazione e che sono stati anche i primi a cominciare la discesa. Non se ne hanno evidenze ancora nella componente legata agli affitti ma è solo questione di tempo perché la discesa del prezzo delle case filtra lentamente nel CPI attraverso attraverso la voce Owners’ equivalent rents (quanto costerebbe affittare una casa simile a quella di proprietà).
Cosa c’è stato di hawkish?
È nella parte di services-ex housing che ancora non si vedono segni di moderazione e che preoccupa anche per il suo peso all’interno dell’indice dei prezzi. Powell ha anche accennato alla forza del mercato del lavoro che conferma la ragionevolezza della determinazione della FED a lasciare i tassi alti a lungo. Report più forti su inflazione o mercato del lavoro giustificherebbero la FED a fare ancora di più sul fronte tassi.
La posizione di Powell non è quindi per nulla dovish. Che cosa spiega quindi il rialzo degli indici che si sono riportati in prossimità dei massimi recenti?